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Title: At 27, 1-28, 16 : l'Isola di Malta e le radici cristiane d'Europa
Authors: Pellegrino, Carmelo
Keywords: Bible. New Testament
Bible -- Criticism, interpretation, etc.
Paul, the Apostle, Saint -- Conversion
Issue Date: 2050
Citation: Pellegrino, C. (n.d.). At 27, 1-28, 16 : l'isola di Malta e le radici cristiane d'Europa (Master's dissertation).
Abstract: La “pericope maltese”, At 28,1-10, si inserisce come una sorta di parentesi nella narrazione del viaggio che condurrà S. Paolo da Cesarea a Roma. Si interpone, infatti, tra il racconto delle vicissitudini e del naufragio di 27,1-44, e la ripresa dell’itinerario, ben più concisa e sbrigativa, fino alla destinazione (28,1 1- 16). I versetti del soggiorno sull’isola sono formalmente distinti dalle sezioni precedente e seguente, tra loro coerenti. Paolo giunge a Malta dopo notevoli traversie, come un’inevitabile digressione nel percorso che rinvia al piano di Dio. L’insolita lunghezza del racconto che precede |’approdo maltese, costituisce un primo motivo che richiama l’ attenzione del lettore. Dopo il soggiorno sull’isola, Paolo ripartirà alla volta della capitale dell’impero dove la narrazione si chiuderà quasi all’improvviso, dopo aver presentato l’impatto con la locale comunita giudaica. Da sempre la finale un po' “brusca” di At ha sollevato numerosi interrogativi. L’autore per molti capitoli segue dettagliatamente le tappe del processo legale dell’Apostolo in Palestina. Tuttavia, al termine non si aggiunge una parola sulla finale tribolazione romana e sul suo martirio, che, però, stando agli indizi rintracciabili nel testo, potevano rientrare nel bagaglio delle conoscenze dell’autore. ‘In At 20, infatti, nel contesto della narrazione del viaggio che condurrà Paolo a Gerusalemme, lo scrittore inserisce una scena di commiato dagli anziani di Efeso, dall’Apostolo “mandati a chiamare” da Mileto. Si tratta di una scena (20,17-38) che riproduce in modo fedele le caratteristiche salienti del “discorso d’addio”, forma abbondantemente attestata nel mondo letterario noto all’autore non meno che nell’Antico Testamento, e che è generalmente costruita ad hoc intorno alla figura di un eroe che é in procinto di affrontare il momento supremo della morte. Come tale, nei casi normali in cui é individuabile, presuppone in colui che scrive una conoscenza più o meno diretta delle circostanze che poi condurrano al decesso il protagonista del discorso. Il brano sembra fare due chiari riferimenti alla morte, nel v.25, laddove Paolo predice agli anziani di Efeso che non avrebbero mai più visto il suo volto, e nel v.38 che riprende a livello narrativo la previsione del v.25 collegandola con nesso causale con la reazione di estremo dolore suscitata nei destinatari del discorso.
Description: M.A.
URI: https://www.um.edu.mt/library/oar/handle/123456789/99548
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